Abbiamo davvero bisogno di più sonno in inverno?
L’uomo non va in letargo, ma nei mesi freddi sembra avere la necessità di un sonno più prolungato (per prevenire quella sensazione di “pile scariche”).
Non è tutta colpa del calduccio sotto il piumone, né della vostra pigrizia, se in queste settimane servono quattro sveglie per buttarvi giù dal letto. La scienza è dalla vostra: anche se l’uomo non ha la necessità di andare in ibernazione in inverno, potrebbe comunque avere bisogno di affrontare i mesi freddi con un supplemento di sonno in più.
In linea teorica, il numero di ore di luce e il cambiamento delle temperature dovrebbero influire sui ritmi sonno-veglie, ma incasellati come siamo nei ritmi obbligati di scuola e lavoro, nei nostri appartamenti ben illuminati e riscaldati, è molto difficile accorgersi di questi effetti. Così i ricercatori del Charité Medical University of Berlin hanno pensato di studiare da vicino l’andamento del sonno delle persone che, a causa di vari disturbi, erano state sottoposte alla polisonnografia: in pratica avevano dormito in laboratorio, senza puntare la sveglia e mentre la loro attività cerebrale veniva registrata.
Più tempo per sognare
In tutto sono stati considerati 292 pazienti in cura al St. Hedwing Hospital di Berlino. Dopo aver escluso coloro che avevano assunto farmaci per dormire, gli esami con anomalie tecniche e le persone che avevano saltato la prima fase REM, sono rimasti 188 tracciati da analizzare, raccolti durante diversi mesi dell’anno. Gli scienziati si sono accorti che nei pazienti monitorati in inverno, il sonno REM (cioè quella fase del sonno accompagnata da movimento oculare rapido, alterata attività cardiaca, respirazione irregolare e sogni) era durato in media 30 minuti in più. Poiché la durata del sonno REM è direttamente collegata ai ritmi circadiani (il nostro orologio interno), a loro volta dettati dalla luce naturale, è probabile che in inverno ci serva naturalmente dormire un po’ più a lungo. Oltretutto i partecipanti dello studio vivevano tutti in un contesto cittadino, con i ritmi e l’illuminazione artificiale che lo caratterizzano. Persino in questa situazione così innaturale e in persone con disturbi nel sonno, l’inverno sembra imporre un sonno REM più prolungato – mentre in autunno, ha trovato lo studio, abbiamo un sonno profondo più breve.
È il corpo che ce lo chiede
Lo studio andrà replicato su persone che non soffrono di disturbi del sonno (nei quali ci si aspetta che l’effetto osservato sia più marcato), ma intanto i risultati suggeriscono che sarebbe meglio venire incontro a questa esigenza dell’organismo, se non altro anticipando l’orario in cui si va a dormire. “In inverno, la fisiologia umana è sottoregolata, con una sensazione di “batteria scarica” che tipicamente insorge in febbraio o marzo” dice Dieter Kunz, tra gli autori. “In generale le società hanno bisogno di regolare le abitudini del sonno alla stagione, oppure di modificare le routine scolastiche o lavorative a seconda delle esigenze di sonno, in attesa che ritorni la primavera”.