Il cambiamento climatico sta consumando una risorsa preziosa: il sonno
Uno studio recente mette in correlazione la perdita di sonno – e di conseguenza tutti i problemi che ne derivano – con il cambiamento climatico.
Ognuno di noi conosce questa orribile sensazione: una notte soffocante, appena un po’ troppo calda, che si traduce in un sonno agitato, per farci poi sentire al mattino come un involucro indolente e intontito.
E non si tratta di una sensazione semplicemente sgradevole. Anni di ricerche dimostrano infatti che la privazione del sonno può aumentare il rischio di malattie cardiache, intensificare i disturbi dell’umore, rallentare la capacità di apprendimento, e molto altro ancora: una serie di problematiche dalle grandi ripercussioni personali, sociali ed economiche.
Nelle notti con temperature superiori ai 30 gradi il sonno è diminuito mediamente di circa 14 minuti. Si stima inoltre che ciascuno perda mediamente 44 ore di sonno all’anno a causa delle temperature sopra la media, che si traducono in circa 11 notti in cui la quantità di sonno è insufficiente. Ad accusare maggiormente gli effetti della temperatura sul sonno sono state più le donne che gli uomini.
Entro il 2099 potremmo dormire tra le 50 e le 58 ore in meno all’anno a causa del riscaldamento globale e dell’aumento delle temperatura.
È ciò che emerge da uno studio che ha analizzato il riposo di un gruppo di persone studiandone le variazioni in relazione alle temperature
Il caldo porta infatti ad addormentarsi con maggiori difficoltà, provoca risvegli notturni e anticipa il risveglio al mattino. Questo perché il nostro corpo emette calore durante la notte, dilatando i nostri vasi sanguigni e aumentando il flusso sanguigno alle mani e ai piedi. Ci adattiamo quindi meglio in ambienti più freschi, soprattutto nelle ore notturne.
In un prossimo futuro potremmo dunque registrare un aumento dei disturbi dell’umore e di malattie croniche come conseguenza al riscaldamento globale e all’effetto negativo dell’aumento delle temperature sulla qualità del sonno.
Può sembrare un dato poco preoccupante, ma attenzione a sottovalutare il sonno.